Il fondo per l’imprenditoria femminile è una realtà: il 14 dicembre 2021, infatti, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto attuativo approvato dal MISE, il Ministero per lo Sviluppo Economico.
La misura, inserita nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, eroga contributi a fondo perduto e finanziamenti a tasso agevolato per sostenere la nascita o la crescita di imprese guidate da donne.
In questo articolo vedremo meglio che cos’è il fondo per l’imprenditoria femminile, quali sono i suoi obiettivi e come funziona concretamente.
Fondo imprenditoria femminile: contesto e obiettivi
Quaranta milioni di euro: questa la dotazione iniziale del fondo imprenditoria femminile per l’anno 2022. A tale cifra, già stanziata, si aggiungeranno circa 400 milioni di euro da qui al 2026 grazie alle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. I fondi saranno ripartiti su altre misure per promuovere l’avvio d’impresa in vari settori, la formazione imprenditoriale, le misure di conciliazione vita – lavoro, il sostegno all’occupazione femminile.
Le misure intervengono nel contesto complesso dell’imprenditoria femminile italiana. Secondo il rapporto di Unioncamere sul tema, pubblicato a inizio 2021, le aziende e le attività guidate da donne sono poco più di un quinto delle imprese italiane: il 21,98%.
Rispetto all’anno precedente, per la prima volta dal 2014 si rileva un calo, con quasi 4.000 aziende in meno. Il dato non stupisce, se si considerano gli effetti della pandemia da Covid-19. D’altro canto, però, le performance delle imprese al femminile sono spesso decisamente buone.
Il rapporto Unioncamere, infatti, prosegue segnalando che le aziende e le attività a prevalente partecipazione femminile hanno risultati migliori in termini economici, ma anche di sostenibilità e innovazione. Questo è vero anche considerando le start up: quelle femminili registrano ottime performance, con un +10% di ricavi rispetto alle altre (dati Unioncamere – MISE 2021).
Il fondo per l’imprenditoria femminile nasce proprio per sostenere le attività e le aziende guidate da donne, con l’obiettivo di:
- Consolidare le attività e sostenere i piani di sviluppo delle imprese già in attività;
- Finanziare l’avvio di nuove aziende agli inizi del loro percorso;
- Promuovere la formazione imprenditoriale per le donne;
- Assicurare l’efficace gestione delle misure di finanziamento.
Ovviamente, il grosso delle risorse stanziate si concentra sui primi due obiettivi. Per sostenere la creazione e l’avvio di nuove imprese o lo sviluppo di quelle in attività da più tempo, infatti, il fondo stanzia 32,5 milioni di euro. 6,2 milioni di euro andranno invece alla formazione a beneficio di imprenditrici e aspiranti imprenditrici. 1,3 milioni, invece, serviranno alla corretta gestione del fondo, nelle fasi di presentazione, valutazione, monitoraggio e rendicontazione dei progetti presentati.
Vediamo ora nel dettaglio come funziona il fondo imprenditoria femminile, esaminando le misure che verranno attivate a breve.
Come funziona il fondo imprenditoria femminile
Chi sono i beneficiari della nuova misura? Al fondo per l’imprenditoria femminile possono presentare domanda diversi soggetti:
- cooperative e società di persone in cui ameno il 60% dei soci siano donne.
- società di capitale in cui le quote siano detenute per almeno i due terzi da donne e che abbiano nel CdA almeno due terzi di donne. Le due condizioni devono sussistere contemporaneamente.
- imprese individuali in cui il titolare sia una donna.
- lavoratrici autonome.
Possono fare richiesta di agevolazione anche le persone fisiche che si apprestano a costituire una nuova realtà imprenditoriale. L’impresa o l’attività di lavoro autonomo, in questo caso, dovrà possedere le caratteristiche descritte nell’elenco precedente. Inoltre, entro 60 giorni dalla comunicazione di esito positivo dell’istruttoria, la nuova impresa dovrà trasmettere a Invitalia i documenti che dimostrano l’avvenuta costituzione dell’azienda (o l’apertura della partita IVA, per le professioniste o lavoratrici autonome).
Per quanto riguarda i settori ammissibili, le imprese beneficiarie possono operare nell’industria, nell’artigianato, nei settori commercio, servizi e turismo e nella trasformazione di prodotti agricoli.
Come abbiamo detto, la maggior parte delle risorse del fondo sostiene l’avvio di imprese guidate da donne o il consolidamento di quelle già esistenti. Proprio per questo il fondo è organizzato su misure differenti, che variano in base alla data di costituzione dell’impresa beneficiaria.
Iniziamo prendendo in esame le imprese costituite da meno di dodici mesi o in fase di creazione. Ci sono diversi elementi da considerare:
- per progetti con un budget di spesa totale fino a 100 mila euro il fondo stanzierà finanziamenti a fondo perduto che copriranno fino all’80% dei costi, con un contributo massimo di 50 mila euro per ciascun progetto. Detto in altri termini, per costi totali fino a 62.500 euro, il fondo copre fino all’80% delle spese: poi la percentuale si riduce.
- in questo primo caso, inoltre, se il progetto viene presentato da una donna disoccupata che intende avviare una propria attività di lavoro autonomo o una propria impresa, la percentuale di copertura sale al 90%, sempre nel limite massimo di 50 mila euro.
- se invece il budget di spesa è compreso tra 100 mila e 250 mila euro, il fondo perduto sosterrà fino al 50% dei costi ammissibili.
Anche nel caso in cui l’impresa che presenta la domanda sia attiva da più di dodici mesi il fondo considera due situazioni distinte:
- Per imprese costituite da almeno un anno e fino a 3 anni le agevolazioni prevedono una copertura dei costi pari all’80%, di cui 50% a fondo perduto e 50% a tasso zero in otto anni senza garanzie. Il budget di spesa può arrivare al massimo a 400mila euro.
- Per le imprese in attività da più di tre anni, il fondo perduto al 50% copre solo le spese per il capitale circolante, mentre i costi per gli investimenti sono sostenuti da finanziamento agevolato. L’80% della copertura si applica anche in questo secondo caso, sempre con un massimale di spesa pari a 400mila euro.
Le spese ammissibili, sia per le imprese di nuova costituzione che per quelle già attive, comprendono:
- spese per impianti, macchinari e attrezzature;
- immobilizzazioni immateriali collegate al progetto;
- servizi in cloud per la gestione aziendale;
- spese di personale dipendente;
- capitale circolante, nel limite del 20% delle spese ammissibili, per l’acquisto di materie prime, materiali di consumo e servizi ordinari e la copertura di spese di noleggio, leasing e garanzie.
Le imprenditrici beneficiarie dovranno portare a compimento i progetti entro 24 mesi dalla data di concessione del finanziamento.
Esse avranno a disposizione anche servizi di supporto di natura tecnica e gestionale per un massimo di 5.000 euro. Di questi, 3.000 euro saranno erogati da Invitalia per fornire assistenza tecnica sulle agevolazioni, anche trasferendo competenze specialistiche e strategiche necessarie a garantire il buon esito delle iniziative finanziate. Altri 2.000 euro al massimo, invece, potranno coprire costi di marketing e comunicazione, per un importo di spesa non inferiore a 4.000 euro.
Come fare domanda
Per poter presentare domanda al fondo a sostegno dell’imprenditoria femminile, le imprese, indipendentemente dalla loro data di costituzione, dovranno rispettare requisiti precisi. Più nel dettaglio, potranno beneficiare del fondo le realtà imrenditoriali che:
- sono regolarmente costituite e iscritte nel registro delle imprese della Camera di Commercio di riferimento;
- hanno una sede legale e/o operativa in Italia;
- sono nel pieno esercizio dei propri diritti, non sono in una situazione di liquidazione volontaria e non sono sottoposte a procedure concorsuali con finalità liquidatorie;
- non hanno ricevuto e non rimborsato o depositato in un conto bloccato aiuti identificati come illegali o incompatibili dalla Commissione europea;
- hanno restituito eventuali agevolazioni già godute per le quali è stato disposto dal Ministero dello Sviluppo Economico un ordine di recupero.
Ovviamente, per le imprese o le attività autonome di nuova costituzione, si considerano solo i primi due punti.
Le imprese potranno presentare una sola domanda di agevolazione nell’arco di quattro anni, meno che l’istanza non sia stata rifiutata o valutata negativamente: in tal caso, è ammessa la presentazione di una nuova domanda.
Le agevolazioni verranno concesse seguendo una procedura valutativa gestita da Invitalia, l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa. I progetti andranno presentati attraverso una piattaforma informatica a cui si potrà accedere dal sito di Invitalia. Al momento tale piattaforma non è stata ancora resa disponibile, ma si prevede che verrà attivata in tempi rapidi.
Per presentare le domande, le imprese dovranno utilizzare appositi moduli in corso di definizione. A breve il MISE approverà un nuovo decreto che indicherà le modalità specifiche di presentazione, la modulistica di riferimento e i tempi di istruttoria. Fin d’ora, però, possiamo anticipare che le candidature dovranno indicare:
- dati anagrafici e breve descrizione dell’impresa femminile richiedente e del suo profilo imprenditoriale;
- descrizione delle attività previste che si intendono far finanziare;
- analisi del mercato di riferimento e delle relative strategie di posizionamento;
- elementi tecnico-produttivi ed organizzativi;
- aspetti economico-finanziari del progetto.
Alla domanda dovranno essere allegati altri documenti, tra cui, ad esempio, i bilanci dei tre anni precedenti alla presentazione della domanda (per le attività che ne sono in possesso, naturalmente).
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